Città di Naro

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INTRODUZIONE

INTRODUZIONE - GENERALITA'

Panorama di NaroSecondo alcuni studiosi e fra essi Filippo Cluverio, Paolo Orsi, Fra Saverio Cappuccino, Paolo Castelli e Salvatore Pitruzzella, rifacendosi alle testimonianze archeologiche rinvenute in alcune parti del territorio di Naro (serra di Furore, Dainomeli, San Gaetano, Ragamè e Castellaccio), ci viene attestata l'esistenza di insediamenti umani in epoche remotissime (prima età del bronzo). La storia di Naro, pertanto, è profondamente inserita nell'evolversi della storia della Sicilia.

Punto di necessario incontro dei popoli mediterranei, su di essa ed intorno ad essa si disposero le prime espressioni della civiltà umana, come si riscontrano, per il suo possesso, le prime rozze forme di imperialismo.

La sua posizione geografica ed i doni della natura dettero origine prima alle favole (Bacco, Cerere, Galatea ed Aretusa), alle leggende (Scilla e Cariddi, i Giganti, i Ciclopi, i Lestrigoni (ladri di mare), i Feaci, i Lotofagi (mangiatori di loto), alla protostoria (i Sicani, i Siculi, i Fenici, i Morgeti e gli Elimi) e, poi, alla sua storia (i greci).

Così dalla meraviglia per le misteriose forze della natura e dal fascino del linguaggio poetico di popoli primitivi, nasce la storia della Sicilia, che passa dalla favola di Bacco (creatore della vite e dell'energia del saporoso liquore), di Cerere (la fertilità del terreno divinizzata), di Galatea (lattea bianchezza, simbolo della bianca spuma del mare siculo), di Aretusa (spiega fantasiosamente il fenomeno carsico dei fiumi sotterranei), di Scilla e Cariddi (tentativo mitologico di chiarire il fenomeno del contrasto delle correnti dello stretto), alla popolarissima leggenda intorno ai primi abitatori dell'isola, che sarebbero stati i giganti che, per le incerte notizie su di essi, vennero, da alcuni, confusi con i ciclopi e, da altri, tenuti distinti.

Di loro parlano Tucidide, Giustino, Plinio e Strabone, etc. e, poi, gli storici siciliani Fazello, Caruso, Pancrazio, Valguarnera, Villabianca, etc.

Altri abitatori sarebbero stati i Lestrigoni, i Feaci, che avrebbero introdotto l'arte nautica in Sicilia, i Lotofagi e così fino alla protostoria con notizie meno incerte, ma tuttavia avvolte nelle nubi delle favole, tramandate da Dionigi d'Alicarnasso, Diodoro Siculo e Tucidide intorno ai Sicani: discendenti dai Giganti (a) per qualcuno, quindi autoctoni, provenienti dai Pirenei o dall'Italia per altri.

Da Sicano, loro re o capo influente fra le tribù, deriverebbe il nome di Sicania, come opina Diodoro Siculo, che sostituì quello di Trinacria.

Avvolta nell'incertezza è la loro primitiva organizzazione politica, che può ritenersi quella della tribù, mentre non è dubbio che erano popolazioni pacifiche e che per motivi di difesa si raggruppassero sopra i monti, in prossimità di sorgenti d'acqua, costruendo con tronchi d'albero, paglia ed argilla dei raggruppamenti di capanne.

Questi aggregati erano indipendenti l'uno dall'altro e venivano retti da un capo, che era insieme capo-politico, giudice e sacerdote (b).

Di alcuni di questi capi sicani, avvolti nel mito e nella leggenda, la tradizione greca ci ha tramandato la memoria.

Alcuni ci sono pervenuti con i nomi completamente ellenizzati, come Leucaspi e Pedicrate della Sicilia orientale, Bufone e Bitia della Sicilia occidentale.

Solo uno ci è stato tramandato con il suo nome originario: ??Ka?? (c). Conosciamo, altresì, i nomi di qualche insediamento sicano: Makara (Eraclea Minoa) (d), Iccara (Carini), Inico/Indara (Naro?), Agira, Limpetra (e).

Quindi si arriva ai Fenici, che secondo il parere di Tucidide, avrebbero abitato l'isola tra il secolo XI e X a.C., in sparse colonie sulle coste orientali ed occidentali Mozia "MTVA- La filanda", Sis "Fiore", alla quale i greci dettero il nome di Panorno (tutto porto), Soloeis "Solunto-La Rocciosa", Lilibeo (Marsala), Mitistrato (Mistretta?), Pachino, Camerina.

La Sicilia rappresenta per i Fenici lo scalo naturale per l'Italia meridionale, la Sardegna, la Spagna, luogo adatto per l'istallazione di empori di smistamento delle merci vendute od acquistare.

E di seguito i Siculi, guidati dal re Siculo, tra il XIII e XII sec. a.C., come dice Tucidide, forse Veneti o Dalmati, ma dello stesso ceppo mediterraneo dei Sicani, precedentemente stabiliti nell'Italia meridionale.

Quindi la loro immigrazione sarebbe da considerarsi il secondo momento a distanza di moltissimi anni dalla trasmigrazione della stessa stirpe dei Sicani, appartenenti ad un gruppo delle razze italiche, già stanziato nel Sud d'Italia.

Zancle (la città falcata: Messina) fu la prima città occupata dai Siculi e, combattendo una lunga guerra con i Sicani, occuparono o fondarono Lentini, Mazzarino, Pantalica, Modica, Enna, Buccheri e Scicli, di cui parla ampiamente il Caruso (f).

Ebbero scambi commerciali con genti riviaresche del mediterraneo ed usarono come moneta di scambio il rame. Dal loro nome l'Isola fu detta Sicilia.

Ed ecco arrivare i Morgeti, di origine asiatica, secondo il Fazello, che avrebbero fondato Morgantina o Murgenzio, come ne fanno fede Livio, Cicerone ed altri.

Dopo i Morgeti giunsero dalla lontana Troia un gruppo di superstiti guidati da Elimo, figlio di Priamo, che avrebbero occupato alcune terre nella parte occidentale della Sicilia. Furono chiamati Elimi, ma è da credere che ai pochi troiani si unissero altre genti, come Epiroti, Frigi, Focesi, Persiani, etc.

Concordamente gli storici, fra cui Strabone, Dionigi d'Alicarnasso, Tacito, Plinio e Diodoro Siculo, riferiscono che gli Elimi fondarono alcune città: Entella, Egesta o Segesta, Erice, Castellammare (del Golfo). Così Sicani, Siculi, Fenici, Morgeti ed Elimi, primi abitatori della Sicilia, ebbero forme primitive di vita associata che si andò evolvendo con i rapporti commerciali, sino a raggiungere con i Siculi la forma monarchica.

Si raggrupparono in agglomerati di capanne, che si trasformarono con il lento progresso in villaggi e poi in città. Appresero dai popoli con cui commerciarono l'arte di lavorare il rame, il bronzo e di costruire case con la pietra (g).

Confluì nell'isola la civiltà del mediterraneo, che era allora all'alba della vita organizzata e del pensiero, avendo anche un miscuglio di religioni, cioè una fusione di politeismo e di antropomorfismo fino all'VIII secolo con l'arrivo dei Greci (fondazione di Naxos ad opera dei Calcidesi 733 a.C.), quando la Sicilia entra nella storia (h).

Stemma Comunale

 

a) Strabone, Platone, Omero: Ciclopis extintis Cocalus regem insulae occupavit - Genesi, cap. 6: C'erano sulla terra i Giganti a quei tempi, ed anche dopo,quando i figli di Dio si unirono alle figlie degli uomini e queste partorirono lori dei figli: sono questi gli eroi dell'antichità, uomini famosi. In ebraico "Nefrim", nati dall'unione tra donne mortali ed esseri celesti, razza insolente di superuomini, come un esempio delle perversità nascente, che sta per motivare il diluvio.
b) Diodoro Siculo, lib. V, 6, 2
c) Diodoro Siculo, lib. IV, 23, 5
d) Eraclide di Porto, Historie Graeciae, framm. II, 220
e) L. Bernabò Brea, op. cit., p. 175
f) G.B. Caruso, Memorie istoriche di quanto é accaduto in Sicilia, etc. Palermo 1716/44, voll. 5
g) L. Tomeucci - Storia della Sicilia - Ferrara 1955
h) Tucidide, La guerra del Peloponneso, vol.II, lib.6, par.3