Città di Naro

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Cap. II: Arte

Palazzo Malfitano e Museo della Grafica

Foto 69 - InternoLe strutture originarie di quest'antico Palazzo Malfitano, dei Signori di Giacchetto, risalgono al secolo XV. Con l'annesso ex ospedale di San Rocco (in seguito chiamato Umberto I) costituisce un vasto quadrilatero ricadente tra la Via Piave (una volta via Mazziotta Lauricella), Malfitano, Lucchesi e Vitt. Emanuele (una volta via Martorelli, delib. C.C. n. 18 dell'11.05.1861), sul quale ricade il prospetto principale.

Esso costituisce un esempio illustre dell'architettura civile della Città di Naro.

Il Palazzo fu donato da Donna Antonia Notarbartolo, marchesa di Malfitano e discendente dei Giacchetti, dopo che i Minori Conventuali elevarono l'attuale chiesa di San Francesco, che toglieva al palazzo la visuale del mare e della vallata, alla città per alloggiarvi delle religiose che dovevano educare le fanciulle d'ogni ceto nella fede ed in ogni genere di lavoro femminile.

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Le mura e le porte urbane

Foto 68 bisNaro,come tutti i comuni del periodo medievale, era chiuso da una cinta di solide mura merlate, la cui costruzione si fa risalire al 1263. Furono rafforzate nel 1482 e delimitavano un'area pressoché romboidale.

Nel suo perimetro erano valide opere di difesa militare, la torre della collegiata (Duomo), la torre di San Secondo, la torre della Fenice (in corrispondenza dell'odierna Via Madonna della Rocca) e la Torretta.

L'unico reperto ben visibile delle mura è la porta Vecchia (foto 68 e 68 bis), che testimonia il sistema costruttivo realizzato in pietra con arco ogivale ed eleganti merlature.

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Le Catacombe

Foto 59 - IngressoSono disseminate in varie zone vicino l'abitato: in contrada Canale, Coperta, Donnaligara, Rio e Val Paradiso, Fontana di Rose, Muggiarra, formando un complesso catacombale che potrebbe costituire un primo nucleo di parco archeologico.

In seguito ad opere di scavo vennero alla luce dei sepolcri incavati nella roccia, dotati di vasi attribuiti all'età greco-sicula.

Da un esame attento è stato stabilito che le scavature ed i vasi si succedono in una disposizione diacronica. Differendo da sepolcro a sepolcro, infatti, è stato ritenuto che la loro realizzazione era da collocare tra l'età della pietra e la colonizzazione greca attraverso l'età del bronzo e del ferro (a).

Nella contrada Coperta, si possono rintracciare resti di un centro urbano con materiale dal IV al V secolo a.C.

In contrada Paradiso si potrebbe celare, secondo alcuni studiosi, una zona archeologica di grande importanza.

Disseminati sul terreno si possono notare frammenti di ceramica, blocchi di pietra squadrati databile dal IV al II sec. a.C., resti forse di un impianto di età romana imperiale.

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Il Calvario

Foto 58Un Calvario fu fatto erigere nel 1619 per volontà di P. Gaspare Paraninfo, della compagnia di Gesù, con il generoso contributo di Don Ottavio Specchi, Cavaliere di Malta, Don Giovanni Tropia e Don Lorenzo Piaggia e di tutto il popolo narese, fuori le mura, nel luogo ove si può ammirare ancora oggi (a).

Ristrutturato varie volte nel corso dei secoli, nel 1925 venne ricostruito per opera del Comm. Giovanni Filì ed, ancora restaurato, dalla di lui moglie, Ignazia Dispinseri nel 1960, quando fece costruire anche la grande Croce in legno e la ringhiera in ferro battuto, opera egregia di Ferdinando Rizzuto, esperto artigiano locale (b).

Il monumentale calvario si presenta oggi come uno dei più completi ed armoniosi nella struttura della diocesi (foto 58).

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Chiesa del Carmelo

Foto 56 - Gruppo della Madonna del CarmeloFu edificata assieme al convento, di cui si mantiene la struttura, trasformata all'interno in abitazione civile, e parte del chiostro, sul sito di un preesistente chiesino, dal titolo di San Pietro, Principe degli Apostoli, sul finire del XV secolo, presumibilmente nel 1478, anno in cui i Carmelitani giunsero a Naro, per opera del MRR Padre Girolamo Guagliardo da Naro, grazie alla concessione del terreno da parte dei giurati di Naro, con atto di concessione datato 9 Novembre 1478, conservato in Municipio, ed alla donazione di 200 scudi fatta dal Re Filippo II, il Cattolico, a ridosso delle mura, la cui posizione è dominante rispetto al territorio vastissimo a sud.

Tale posizione felice garantisce, inoltre, il controllo della campagna sottostante e rappresenta un passaggio obbligato per la presenza della Porta Annunziata e si proietta su un piano di futura espansione fuori le mura, che si attuerà in quella direzione alla fine del XVI secolo.

Il convento, in cui dimoravano trenta religiosi, era detto anche delle giummarre, perché nel giardinetto, all'interno dello stesso, esisteva vicino ad uno specchio d'acqua un piede di palma silvestre, cioè giummarra (a). Fu ristrutturato nel 500', nel 600', nel 1764, (la costruzione del Coro), nel 1772, quando fu demolito l'atrio d'innanzi l'entrata, e nel 1815, quando era Priore P. Alberto Formica, ad opera dei Maestri Giuseppe Alaimo ed Onofrio Miano e del perito intagliatore Mario Principato.

La torre campanaria è stata rifatta nei primi del sec. XIX, mentre l'altare Maggiore fu decorato dal Maestro Stefano Rugiano e stuccato da Francesco Santalucia, come attesta Fra Salvatore.

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