Città di Naro

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Il Calvario

Foto 58Un Calvario fu fatto erigere nel 1619 per volontà di P. Gaspare Paraninfo, della compagnia di Gesù, con il generoso contributo di Don Ottavio Specchi, Cavaliere di Malta, Don Giovanni Tropia e Don Lorenzo Piaggia e di tutto il popolo narese, fuori le mura, nel luogo ove si può ammirare ancora oggi (a).

Ristrutturato varie volte nel corso dei secoli, nel 1925 venne ricostruito per opera del Comm. Giovanni Filì ed, ancora restaurato, dalla di lui moglie, Ignazia Dispinseri nel 1960, quando fece costruire anche la grande Croce in legno e la ringhiera in ferro battuto, opera egregia di Ferdinando Rizzuto, esperto artigiano locale (b).

Il monumentale calvario si presenta oggi come uno dei più completi ed armoniosi nella struttura della diocesi (foto 58).

Nel 1630 il Vicario Generale, Don Antonino Bichetta, concesse alla chiesa di Sant'Antonio Abate, i cui ruderi si possono ancora ammirare vicino al Vecchio duomo, di solennizzare il Sepolcro il Giovedì Santo.

E da allora il Calvario, durante la settimana Santa, resta il luogo di pellegrinaggio e di preghiera da parte dei fedeli.

Da parecchi anni il giorno del Venerdì Santo, diventa il sito della sacra liturgia della Scinnenza Cruci, rappresentata con personaggi in costume.

Il complesso monumentale si presenta in stile baroccheggiante, con due scale aggettanti in ferro che si intrecciano fino ad arrivare alla base della grande croce centrale, racchiusa da una piccola recinzione in ferro, con accanto, fra due alberi di cipressi, le altre due croci, poste ognuna su un grande piedistallo.

Al piano terra vi è una cappelletta, dove la notte del Giovedì Santo viene vegliato, per tutta la notte, il simulacro del Cristo morto, dai confrati del SS. Crocifisso, con nenie e canti di dolore, chiamati lamienti (una volta!).

Il sepolcro è racchiuso da alte mura con cancello in ferro, mentre tutto l'organismo monumentale è circondato da ringhiera in ferro chiusa da un grande cancello.

 

a) Cfr. Fra Saverio Cappuccino, op. cit
b) Francesca Marsala, La Città di Naro, Agrigento 1973, pag. 57-58