Città di Naro

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La quarta tappa

In Piazza P. Favara c’è la quarta fermata del nostro viaggio nell’epoca barocca: la chiesa di Sant’Agostino.

Alcuni storici credono che la fondazione della chiesa risale alla venuta degli eremiti agostiniani, i quali arrivarono

in Sicilia per sfuggire alla violenza dei Vandali in Africa nel 493. Essi si rifugiarono sul colle Romito (a nord-ovest da Naro) dove costruirono un convento in cui vissero fino all’occupazione araba. Nel 1117 i monaci se ne andarono dal colle Romito e si trasferirono in un luogo più vicino alla città (l’attuale Piazza P. Favara) dove fondarono un piccolo convento nel 1254. Gli elementi architettonici del convento risalenti al periodo gotico sopravissuti fino ad oggi sono: delle finestre cieche e un portale della sagrestia. Dopo vari restauri al convento, nel 1707 iniziarono i lavori della costruzione della nuova chiesa (il quale inglobò la sua antica struttura), completata e benedetta dal priore Ludovico La Lomia.

L’edificio ha una pianta a croce latina. Il suo interno è articolato in tre navate delimitate da due file di colonne; l’intersecazione con il transetto da luogo ad un’ampia cupola. L’interno è arricchito dalle opere del Provenzani, ossia sei pale d’altare; da un crocifisso ligneo d’autore ignoto del 1535 situato sul quarto altare a sinistra e da un fonte battesimale dal ‘400. Opera di un artigiano locale sono invece il coro in noce lavorato e il pulpito in legno scolpito. Inoltre, la chiesa presenta al suo interno, i sarcofagi funerari di Francesco Alacchi, noto giureconsulto, e del notaio Lorenzo Favara nell’antisagrestia. Sottostante la chiesa vi è una cripta che era adibita alla sepoltura dei monaci agostiniani.