Città di Naro

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Cap. II: Arte

La Biblioteca Comunale "FELICIANA"

Foto 33 - Codice pergamenaceoLa fondazione della Biblioteca di Naro risale alla seconda metà del secolo XVII, ad opera del Priore P.Melchiorre Milazzo da Naro, dell'ordine dei Minori Conventuali Francescani, come si legge nella storia manoscritta di Naro di Fra Saverio Cappuccino(1731), aiutato finanziariamente dalla sorella Donna Felice, a cui la Biblioteca è dedicata.

È situata nei locali del piano terra dell'ex Convento dei Frati Minori Conventuali, oggi sede del Palazzo Comunale.

Del suo prezioso patrimonio librario di circa 13.000 volumi, per la maggior parte proveniente dall'ex Convento dei Francescani ed in minor parte dal patrimonio librario dei Padri Minori di S. Maria di Gesù e dei Minori conventuali Cappuccini, come si evince dallo stampo di appartenenza, fanno parte:

a) n. 23 incunaboli, contrariamente a quanto afferma l'annuario delle biblioteche d'Italia, che ne ricorda solo 4. Tranne 2, i restanti sono di argomento religioso. La stampa di questi volumi è curata da alcuni dei suoi migliori cultori, quali Ottaviano Scoto, Andrea Torresani, Giorgio Arriva Bene, Aldo Manunzio

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Chiesa di San Francesco

Foto 30 - Simulacro d'argentoLa chiesa e l'annesso convento di San Francesco, furono fondati di piccole dimensioni e di povere strutture nel 1229 da Rodorico Palmeri di Naro, dei Padri Conventuali dell'ordine dei Mendicanti, con Breve Apostolica dal Papa Gregorio IX (a), che diede come reliquia un pezzo del cordone, con cui San Francesco si cingeva la vita, due anni dopo la canonizzazione del "Poverello d'Assisi", lungo la strada degli allori (oggi Largo Milazzo) nel sito ove esisteva il "Fondaco delle olive" di grande importanza strategica poiché al centro del nucleo cittadino, in asse a nord con il castello ed a sud con la porta di Girgenti (b).

La posizione è ideale per un controllo generale di tutta la città e l'Ordine gradualmente aumenta la sua rilevanza economica e sociale, tanto che alla fine del secolo XVI i Francescani possederanno ben tre conventi: quello dei Minori Conventuali, quello dei Minori Osservanti a Santa Maria di Gesù ed un secondo convento di Minori Conventuali a San Calogero ed, inoltre, nel secolo XVII promuoveranno l'edificazione di un sobborgo fuori le mura.

Dopo quasi un secolo, per la povertà delle strutture, il convento fu ricostruito dalle fondamenta nel 1330 da Giovanni Chiaramonte, allora Signore di Naro (c).

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Il Duomo Normanno

Duomo Normanno Sull'acropoli, accanto al Castello, si eleva, solenne e maestoso, l'antico Duomo Normanno.

Già dichiarato Monumento Nazionale, la sua fondazione rimonta ad epoca antichissima.

Probabilmente risale a Ruggero d'Altavilla, il Gran Conte di Sicilia, nel 1089 poco dopo la conquista di Naro del 1086, nello stesso luogo dove preesisteva una moschea araba e fu dedicato a Maria S.S. Assunta dagli Angeli.

Nel 1174, anno in cui fu abbandonato il rito ortodosso dell'antica pieve greca di San Nicolò di Bari, fu elevato a Chiesa Madre per opera di Gualtiero Offmill, Arcivescovo di Palermo e Precettore di Guglielmo II, detto il Buono (foto 27).

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Il fantasma del Castello

Foto 26 tris - Interno particolare del cortileCome ogni castello che si rispetti anche questo di Naro ha i suoi ricordi di sangue e di delitti. Un'antica leggenda narra di Madonna Giselda, la castellana dalle chiome nere e dagli occhi azzurri, che innamoratasi del proprio paggio Beltrando ebbe un tragico destino. In una notte di luna piena, mentre Beltrando le cantava sulla terrazza il suo amore, accompagnandosi con le dolci note del liuto, furono sorpresi dal geloso marito, Pietro Giovanni Calvello allora Signore di Naro:

 

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Il Castello

Il Castello

Il CastelloÈ forse il monumento più famoso di Naro, la cui storia s'identifica con le sue vicissitudini. Si può affermare che il castello è la stessa ragione d'essere della Città, perché senza di esso, forse, Naro non sarebbe stata una realtà od il suo divenire avrebbe avuto altre manifestazioni.

Il sito fu certamente scelto non solo per le sue caratteristiche di difendibilità, ma per quelle connesse con il controllo dell'ampia e ferace vallata. Per cui, sotto gli Arabi prima e sotto i Normanni ed i Chiaramonte dopo, il Castello assunse non solo la difesa militare limitata alle esigenze locali, ma anche quello d'elemento fondamentale per la struttura e l'organizzazione territoriale di un vasto comprensorio inserito, in altre parole, nel sistema di controllo dell'isola, quale presidio territoriale strategico.

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