Città di Naro

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Itinerario Medievale

L’essenza medievale della città di Naro è caratterizzata dalla presenza di capolavori architettonici risalenti al clima gotico siciliano.

Il nostro viaggio nella Naro del Medioevo consiste in cinque tappe:

  • il Castello dei Chiaramonte;
  • l’Antico Duomo Normanno;
  • la Porta d’Oro;
  • la chiesa di Santa Caterina;
  • il Palazzo Malfitano Giacchetto.

La prima tappa

La prima tappa del nostro itinerario medievale attraverso la città è rappresentata dal Castello dei Chiaramonte, il quale fu dichiarato monumento nazionale nel 1912.

Il castello sorge sulla sommità di un colle situato a 600 m.s.m. denominato anticamente “Monte Agragante”. Essa fu costruita, con molte probabilità, durante il XII sec. sulle rovine di un preesistente fortilizio arabo risalente alla dominazione dei Berberi. Il castello fu ristrutturato nel 1330 per volontà di Federico III d’Aragona, il quale modificò la sua struttura originaria aggiungendo un Mastio, ossia una torre quadrata nella quale visse durante il suo soggiorno narese. Il lato occidentale della torre reca uno stemma che ne certifica l’appartenenza alla famiglia Aragona; il lato orientale è caratterizzato da due bifore tipicamente gotiche che illuminano la grande “Sala del Principe” situata al primo piano della torre.

Nel 1336, Naro passa sotto la signoria di Matteo Chiaramonte, il quale apportò ulteriori modifiche al castello.

portale d’ingresso a sesto acuto situato ad occidente risale alla fine del ’400. Essa è fiancheggiata da due bastioni (opera difensiva) rettangolari. Le mura del castello sono alte e intervallate da due torri cilindriche e da due torri quadrangolari. All’interno della cinta delle mura vi è un vasto cortile con un pozzo situato al suo centro. All’interno del cortile si trovavano gli alloggi della guarnigione, la cappella e le scuderie, inoltre in caso di pericolo rappresentava un rifugio sicuro per i contadini della zona.

Il castello occupa una superficie di 1460 mq ed ha un perimetro di 166 m. Per informazioni: Tel. 0922956273

La seconda tappa

Pochi metri più avanti si trova la seconda tappa del nostro itinerario, ossia l’Antico Duomo Normanno.

La costruzione del Duomo fu voluta da Ruggiero d’Altavilla nel 1089 e si crede che si stata edificata su una preesistente moschea.

Nel 1174 Gualtiero Offemilio elevò la chiesa alla dignità di Chiesa Madre e le donò il portale. Nel 1266 ebbe luogo la celebrazione della sua consacrazione alla presenza del legato apostolico di Papa Clemente IV e nel 1398 fu promossa Duomo per volere di Martino il Giovane. In quello stesso anno, quest’ultimo arricchì il duomo con una cappella, detta Cappella Maggiore, ristrutturata successivamente nel 1565 da Bernardo Lucchesi Palli.

Il vecchio duomo è preceduto da 209 ripidi scalini che partono dalla Via Dante. La scalinata del Duomo fu costruita nel ‘700, essa rappresenta una tipica concezione medievale della vita intesa come duro pellegrinaggio per arrivare alla salvezza dell’anima.

Nel 1771 il duomo fu sottoposto ad un restauro che testimoniò l’introduzione d’elementi tipicamente barocche.

A causa del suo stato d’abbandono e del suo conseguente decadimento il duomo fu chiuso al culto nel 1867 per pericolo di catastrofe.

Oggi in seguito ai restauri dell’antico duomo, è possibile ammirare la sua vasta facciata caratterizzata da un rosone centrale cieco (finestra circolare), e il portale sormontato da archi a sesto acuto decorati con elementi a zig zag che testimoniano il passato clima gotico siciliano. Al suo interno, si possono ancora vedere gli archi sospesi nel vuoto dell’unica navata, sostenuti da colonne corinzie, un tempo interrotti da una grande cupola.

La quarta tappa

La quarta tappa del nostro viaggio nella Naro medievale ci porta dinnanzi alla Chiesa di Santa Caterina, edificata sulle rovine di un’antica moschea, per opera di Matteo Chiaramonte nel 1336.

La chiesa, vide la sua inconfondibile semplicità tipica del tardo gotico essere sostituita con lo stile barocco nel 1725, ma grazie all’interesse del conte Alfonzo Gaetani nel 1937 e successivamente nel 1959 a cura della Sovrintendenza ai Monumenti, furono riportate alla luce le sue pure linee gotiche.

La chiesa edificata con pietra arenaria di color giallino, presenta una struttura rettangolare che si sviluppa in tre navate longitudinali, delimitati per mezzo di 14 pilastri e archi a sesto acuto (ogivali) sormontati da un soffitto ligneo a capriate. Sulle navate vi sono ciò che rimane d’alcuni affreschi, ridotti ormai a tracce quasi illeggibili, attribuite a Cecco da Naro (il pittore che dipinse lo Steri di Chiaramonte, la dimora dei Chiaramonte in Palermo, assieme a Simone da Corleone e a Darenu da Palermo). Sulla parte destra della chiesa è riportato su tela un affresco del XV secolo raffigurante, il Transito e l’Assunzione della Vergine, opera proveniente dall’Antico Duomo Normanno.

Questa piccola chiesa suscita grande interesse, non solo per la sua grande raccolta di opera d’arte provenienti da diverse istituzioni religiose, ma anche per il suo fonte battesimale marmoreo, databile intorno al XV secolo, di autore ignoto. Essa è decorata da scudi gentilizi, sui quali sono scolpite le insegne degli Aragonesi, due schiavi, la ruota di Santa Caterina e lo stemma della città di Naro. La coppa invece è ornata da rilievi che rappresentano teste di cherubini alati, da cui si snoda una decorazione di fogli.

La terza tappa

La terza tappa del nostro percorso è la Porta d’oro. Oggi, essa rappresenta l’unica porta d’accesso (delle sei che esistevano lungo la muraglia che nel Medioevo circondava la città) che si è conservata nel tempo.

Le mura delimitavano un’area romboidale. Costruite nel 1263 furono restaurate nel 1482, ma con il venir meno delle necessità difensive, nel ‘700 fu avviata una progressiva distruzione delle mura urbiche. La denominazione Porta d’Oro deriva dal ricco valsente che proveniva dai commerci del vicino ghetto degli Ebrei, e dal frumento che proveniva dalle campagne sottostanti.

La quinta tappa

Finalmente siamo arrivati all’ultima tappa del nostro viaggio nel passato, ossia Palazzo Malfitano Giacchetto. Risalgono al XV secolo gli elementi rimasti della sua struttura architettonica originaria, fra i quali una sottile colonnina di gusto catalano della finestra angolare.

Donna Antonina Notarbartolo, dopo che la costruzione della chiesa di San Francesco nel 1635 tolse al palazzo la sua splendida vista del mare, decise di donarla alla città, rendendola un alloggio per le religiose e un luogo dove impartire l’educazione alle fanciulle della città. Nel XVI secolo ad essa fu annesso l’ex ospedale San Rocco e l’omonima chiesa, e dopo vari restauri, nel 1749 fu adibito a Collegio di Maria svolgendo la sua attività fino alla prima guerra mondiale. Dal 2000, il Palazzo Malfitano Giacchetto è stato riaperto ed oggi è la sede del Museo della Grafica.

testo a cura di L. Universo