Città di Naro

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Cap. II: Arte

Il Castello

Il Castello

Il CastelloÈ forse il monumento più famoso di Naro, la cui storia s'identifica con le sue vicissitudini. Si può affermare che il castello è la stessa ragione d'essere della Città, perché senza di esso, forse, Naro non sarebbe stata una realtà od il suo divenire avrebbe avuto altre manifestazioni.

Il sito fu certamente scelto non solo per le sue caratteristiche di difendibilità, ma per quelle connesse con il controllo dell'ampia e ferace vallata. Per cui, sotto gli Arabi prima e sotto i Normanni ed i Chiaramonte dopo, il Castello assunse non solo la difesa militare limitata alle esigenze locali, ma anche quello d'elemento fondamentale per la struttura e l'organizzazione territoriale di un vasto comprensorio inserito, in altre parole, nel sistema di controllo dell'isola, quale presidio territoriale strategico.

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Il fantasma del Castello

Foto 26 tris - Interno particolare del cortileCome ogni castello che si rispetti anche questo di Naro ha i suoi ricordi di sangue e di delitti. Un'antica leggenda narra di Madonna Giselda, la castellana dalle chiome nere e dagli occhi azzurri, che innamoratasi del proprio paggio Beltrando ebbe un tragico destino. In una notte di luna piena, mentre Beltrando le cantava sulla terrazza il suo amore, accompagnandosi con le dolci note del liuto, furono sorpresi dal geloso marito, Pietro Giovanni Calvello allora Signore di Naro:

 

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Il Duomo Normanno

Duomo Normanno Sull'acropoli, accanto al Castello, si eleva, solenne e maestoso, l'antico Duomo Normanno.

Già dichiarato Monumento Nazionale, la sua fondazione rimonta ad epoca antichissima.

Probabilmente risale a Ruggero d'Altavilla, il Gran Conte di Sicilia, nel 1089 poco dopo la conquista di Naro del 1086, nello stesso luogo dove preesisteva una moschea araba e fu dedicato a Maria S.S. Assunta dagli Angeli.

Nel 1174, anno in cui fu abbandonato il rito ortodosso dell'antica pieve greca di San Nicolò di Bari, fu elevato a Chiesa Madre per opera di Gualtiero Offmill, Arcivescovo di Palermo e Precettore di Guglielmo II, detto il Buono (foto 27).

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Chiesa di San Francesco

Foto 30 - Simulacro d'argentoLa chiesa e l'annesso convento di San Francesco, furono fondati di piccole dimensioni e di povere strutture nel 1229 da Rodorico Palmeri di Naro, dei Padri Conventuali dell'ordine dei Mendicanti, con Breve Apostolica dal Papa Gregorio IX (a), che diede come reliquia un pezzo del cordone, con cui San Francesco si cingeva la vita, due anni dopo la canonizzazione del "Poverello d'Assisi", lungo la strada degli allori (oggi Largo Milazzo) nel sito ove esisteva il "Fondaco delle olive" di grande importanza strategica poiché al centro del nucleo cittadino, in asse a nord con il castello ed a sud con la porta di Girgenti (b).

La posizione è ideale per un controllo generale di tutta la città e l'Ordine gradualmente aumenta la sua rilevanza economica e sociale, tanto che alla fine del secolo XVI i Francescani possederanno ben tre conventi: quello dei Minori Conventuali, quello dei Minori Osservanti a Santa Maria di Gesù ed un secondo convento di Minori Conventuali a San Calogero ed, inoltre, nel secolo XVII promuoveranno l'edificazione di un sobborgo fuori le mura.

Dopo quasi un secolo, per la povertà delle strutture, il convento fu ricostruito dalle fondamenta nel 1330 da Giovanni Chiaramonte, allora Signore di Naro (c).

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La Biblioteca Comunale "FELICIANA"

Foto 33 - Codice pergamenaceoLa fondazione della Biblioteca di Naro risale alla seconda metà del secolo XVII, ad opera del Priore P.Melchiorre Milazzo da Naro, dell'ordine dei Minori Conventuali Francescani, come si legge nella storia manoscritta di Naro di Fra Saverio Cappuccino(1731), aiutato finanziariamente dalla sorella Donna Felice, a cui la Biblioteca è dedicata.

È situata nei locali del piano terra dell'ex Convento dei Frati Minori Conventuali, oggi sede del Palazzo Comunale.

Del suo prezioso patrimonio librario di circa 13.000 volumi, per la maggior parte proveniente dall'ex Convento dei Francescani ed in minor parte dal patrimonio librario dei Padri Minori di S. Maria di Gesù e dei Minori conventuali Cappuccini, come si evince dallo stampo di appartenenza, fanno parte:

a) n. 23 incunaboli, contrariamente a quanto afferma l'annuario delle biblioteche d'Italia, che ne ricorda solo 4. Tranne 2, i restanti sono di argomento religioso. La stampa di questi volumi è curata da alcuni dei suoi migliori cultori, quali Ottaviano Scoto, Andrea Torresani, Giorgio Arriva Bene, Aldo Manunzio

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Chiesa Madre

Foto 34 - CattedraleLa fondazione della chiesa e del collegio della Compagnia di Gesù viene attribuita a don Antonino Lucchesi (a), per opera del P. Gaspare Paraninfo da Naro, religioso del medesimo ordine, nel 1619 con il contributo economico anche delle famiglie Gaetani e Bandino, nonché del Comune di Naro, come testimonia l'atto delle diverse donazioni, redatto dal notaio Vincenzo Pagliaro da Naro, ottobre 1619, conservato nell'archivio di stato di Palermo ed accettato dal Rev.do P. Don Panfilio Lambertenghi, Provinciale dei Gesuiti, per istituire e fondare in Naro un collegio di studi diretto dai Padri Gesuiti e secondo il loro metodo, in uno spazio enorme al centro della città, lungo un asse longitudinale, dove le famiglie nobili edificano i loro palazzi, realizzando nel tempo una vera e propria strada, la via Maestra o dei Monasteri (b), odierna via Dante Alighieri.

In detto collegio venne fondata, infatti, una famosa scuola, florida per più di un secolo, dove si teneva un corso di studi completo per avviare la gioventù, proveniente anche da altre città, ai corsi universitari degli insegnamenti di teologia, grammatica, retorica e filosofia, con una folta schiera di letterati, tanto da essere paragonata per importanza all'Università di Catania, unica allora in Sicilia (c).

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Chiesa del SS. Salvatore

Foto 36 - Fotografia AnticaLa chiesa, con l'annesso convento delle Benedettine (foto 36), vennero edificati , secondo Fra Saverio, intorno al 1398, anno in cui re Martino, il Giovane e la regina Maria furono a Naro. Nel corso dei secoli subì vari interventi.

Rimaneggiata nel 1530 con l'ampliamento del convento ed il rinnovo della facciata. Nel 1750 si ebbe la costruzione del campanile.

Negli anni 50", il vecchio Monastero delle Benedettine venne demolito, per far posto alla scuola elementare "San Giovanni Bosco", con il plesso San Secondo. Il monastero che accoglieva donzelle di nobile progenie, di Naro e della Comarca, in origine si divideva in due organismi: uno superiore, con ingresso in Largo San Secondo, edificio modesto nel progetto, con balconi in ferro battuto ed uno inferiore, in via Dante, complesso severo ed austero con finestre difese da fitte grate panciute in ferro, dove, accanto al portone d'ingresso, esisteva la "ruota della miseria", in cui venivano abbandonati molti bambini "indesiderati".

Dal plesso inferiore si poteva accedere al plesso superiore tramite una scala intagliata nella roccia (ancora esistente).

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Chiesa di Sant'Agostino

Foto 39 - Chiesa di Maria SS. dello Stretto di Sant'Agostino. RomitorioSecondo alcuni storici e fra essi Rocco Pirro, Frà Salvatore e Vito Amico, la fondazione del convento di Sant'Agostino risale al VI secolo, quando alcuni eremiti della regola di Sant'Agostino, creata da Fulgenzio, Vescovo di Rugge, per sfuggire alle persecuzioni dei Vandali, dalla vicina Africa sbarcarono in Sicilia.

Alcuni di essi trovarono rifugio a Siracusa, altri vennero a stabilirsi a Naro, fuori dell'abitato nelle grotte del colle chiamato "romito" (a), dove costruirono un chiesino, detto"chiesa del romito" (foto 39).

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Chiesa di San Calogero

Foto 41 - Cappella e Custodia di San CalogeroNon si hanno notizie storiche del periodo in cui fu costruita la chiesa di San Calogero. Si dice, però, che la fondazione della chiesa è stata anteriore al convento. Pare, infatti, che una chiesa dedicata a San Calogero sia stata edificata verso il 1436, al tempo di Papa Eugenio IV, mentre il convento fu fondato dai RR. PP. di San Giorgio in Alga nel 1543, sotto il pontefice Paolo III.

Il 29 giugno dello stesso anno, la chiesa fu concessa dal vescovo d'Agrigento P. Pietro D'Aragona e Tagliavia ai PP. RR. di San Giorgio in Alga, essendo giurati della Città Placido Camastra, Giovan Battista Gueli, Antonio Di Sazio e Giulio Mazza (a).

I RR. PP. di San Giorgio in Alga, chiamati così perché avevano la loro casa principale nell'isola di San Giorgio in Alga a Venezia, furono fondati all'inizio del 400' da alcuni nobili fiorentini, abbellirono ed ingrandirono la chiesa e tennero la medesima ed il convento fino all'abolizione del loro ordine. Il complesso religioso, quindi, fu acquistato dai RR. PP. Minori Conventuali di san Francesco (con atto del 4 aprile 1672, rogato dal notaio Lorenzo Favara), per la somma di cinque mila scudi, con la condizione di mantenere lo studio di Filosofia e vegliare sul culto del Protettore San Calogero.

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Chiesa di San Nicolò di Bari

Foto 42 - Chiesa di San Nicolò di BariLa chiesa con l'annesso convento (foto 42) venne eretta nel 1618 ad opera del benefico Vincenzo Lucchesi, forse sui resti dell'antica pieve di San Nicolò di Bari, Vescovo di Mira (a).

Per antichissima tradizione sembra questa pieve essere stata in Naro la prima chiesa, edificata alla fine del IV secolo e, precisamente, nell'anno 393, con bolla di papa Siricio, che destinò a Naro un sacerdote di nome Teodosio, insignito con il titolo di Priore, che in quel tempo aveva l'autorità di un vescovo (b).

La chiesa ebbe il nome di San Giuseppe, mentre il convento fu chiamato "Collegio degli orfani". Nel 1636, sempre per sua iniziativa, detto collegio fu mutato in Monastero femminile, con il titolo di Santa Chiara. Dopo alcuni anni da Donna Deodata Lucchesi, monaca del Monastero del SS. Salvatore o Badia Grande, prese il nome di Maria SS. Annunziata o Badia Minore, con la regola di San Benedetto (c).

Nel 1785 la chiesa fu eretta a Parrocchia, con il titolo del glorioso San Nicolò di Bari, Vescovo di Mira. Ha larga facciata in tufo giallino, con motivi manieristici d'esuberante gusto spagnolesco, tipici della prima architettura barocca siciliana.

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Chiesa di San Giovanni Battista

Foto 43 bis - Particolare altareQuasi contemporaneamente ai Gesuiti, ma con minore rilevanza rispetto a loro, arrivano nel 1610 i Domenicani a Naro, ove fondano il loro 65° Convento, col titolo di San Giovanni Battista, nei magazzini della Compagnia di San Giovanni Battista, vicino alla porta Licata. Fu ristrutturata nel sec.XVIII, com'è dimostrato dalla data del 1752 apposta nel lato meridionale, dall'arch. Pietro Mammana di Girgenti. Fu ultimata nel 1778, era, quindi, decorata due anni dopo con stucchi per volere del Priore T. Gaspare Alletti, cui si deve anche la decorazione della chiesa, ad unica navata, nella volta da tre quadroni ad affresco con storie di San Domenico, realizzate da Domenico Provenzani (foto 43 tris), contestualmente alla decorazione scultorea. Di particolare interesse è la facciata della chiesa ed il prospetto lungo la via Dante, in tufo arenario, con mirabili mensole dei balconi nei riquadri delle finestre. Tutto il complesso nel corso dei secoli ha subito varie manomissioni, come l'abolizione dell'ingresso (foto 43) e della scalinata della Chiesa e la trasformazione della stessa in cappella e lo spostamento dell'ingresso del convento. Sull'altare maggiore la pregevole tela La predicazione del Battista, una delle opere più belle del Provenzani, cui il pittore palmense appose la firma (a). Lo stesso altare è opera dello scultore Calogero Vinci da Naro, progenie dell'illustre Famiglia oriunda da Palma Montechiaro (b).

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Chiesa di Sant'Erasmo

Foto 44 - InternoLa chiesa ha origini molto antiche. Si suppone che fu costruita nel luogo dove si trova oggi, riadattando i locali di un grosso magazzino degli eredi di Francesco Randazzo, con il nome di Sant'Erasmo, vescovo e martire, nel lontano 1555 (a). Mentre il convento dei Padri della Madonna della Mercede fu fondato nel 1590.

E la chiesa preesisteva. Nel 1692 fu eletta Parrocchia filiale della chiesa Madre e Don Vincenzo Bonnino fece alla Chiesa la donazione di alcune case per il mantenimento del cappellano (vedasi atti del notaio Favara). Ristrutturata varie volte, fu modellata nel 1775 per opera dei fratelli Giuseppe e Calogero Principato.

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Chiesa dei Cappuccini (Santo Spirito)

Foto 45 - Scena del combattimentoUn piccolo convento con annessa chiesa, nel luogo denominato Grotte di San Cataldo, fuori le mura della Città, in mezzo alla campagna, fu fabbricato nel 1551 dai Cappuccini, guidati da P. Luca da Naro, della potente famiglia Palmeri, originaria dalla Scandinavia, che fa risalire le sue origini a Salvatore Palmeri Miles, venuto a Naro nel 1086 al seguito di Ruggero il Normanno, con cui era imparentato, famoso per aver ucciso in duello Mulcibiade Mulé( Melk - Kelb - Mule), Barone saraceno delle terre di Ravanusa e dello Gibbesi (foto 45).

Nel 1554 per opera dei nobili naritani Ippolito Lucchesi ed Ippolito Giacchetto, si ampliò il piccolo convento, costruendone uno più grande e più solido. La chiesa ed il convento furono successivamente ristrutturati ed ingranditi nel 1690 e nel 1726.

La sagrestia fu eretta nel 1726 per opera di P. Girolamo Alletti, allora Guardiano del convento. Nel 1728 il convento fu fatto intonacare per volontà di P. Giuseppe da Naro. Fu ristrutturato ancora nel 1723 e nel 1754. La chiesa è ad unica navata longitudinale, con locali adiacenti a sagrestia. Si riscontrano ancora i resti dell'antico convento, che fanno intuire l'impianto originario, costituito da un cortile interno. Il portale in pietra tufacea, austero e semplice, costituisce l'unico elemento architettonico degno di nota.

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Chiesa di Santa Maria di Gesù

Foto 48 - Foto d'epocaÈ opinione diffusa che la Chiesa ed il relativo convento, furono edificati intorno al 1470 dai frati Minori Osservanti, dell'ordine dei Mendicanti, che daranno vita, in seguito, al casale omonimo sotto l'influsso dei Francescani, utilizzando l'impianto di una precedente torre di preguardia, edificata durante la lotta contro i Turchi, al tempo di Carlo V.

Nel 1595 i locali, ampliati e ristrutturati, furono ceduti ai Padri Riformati, ad opera di Francesco da Mazarino.

La struttura originaria del convento è andata quasi del tutto perduta, a causa di diversi rifacimenti.

Detto convento, in origine sede di una comunità di oltre trenta religiosi, che tenevano una scuola di filosofia e teologia, è completamente inglobato nelle abitazioni circostanti.

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Chiesa della Madonna del Lume

Foto 50 - Statua della Madonna del LumeLa sua fondazione, con il nome di Maria SS. del Lume nel Lazzaretto, risale alla prima metà del 700' per opera di P. Giovanni Battista Timpanaro ed apparteneva ai Padri Francescani (a).

Fu ristrutturata nel 1738 e nel 1810, l'anno è inciso nel portale esterno sopra la porta, quando fu eretto il coretto. L'interno, ad aula piccola, presenta stucchi e cornici ben rifiniti.

Si può ammirare la Madonna del Lume, interessante complesso statuario in legno (foto 50), formato dalla Madonna che sulla mano sinistra sostiene il Bambino, mentre con la destra afferra per un braccio un peccatore che sta per cadere all'inferno.

La facciata semplice, mette in risalto il pregevole portale di pietra da taglio, finemente scolpito.

È stata eretta parrocchia con decreto vescovile dell'1 gennaio 1959 (b).

 

a) Fra Saverio, op. cit. pag. 298
b) Archivio della Curia vescovile di Agrigento.

Ex Oratorio di Santa Barbara

Foto 51 - Antico prospettoLa sua fondazione risale al 1336 ed è attribuita alla Confraternita sotto lo stesso titolo, annessa al convento di San Francesco, dal quale ebbe un pezzo di terreno del suo orticello per erigervi l'oratorio.

Dell'esterno si ammira il portale d'ingresso, dove fanno spicco le colonne doppie a rilievo e l'architrave ornato di fini intarsi (foto 51).

La facciata in pietra da taglio tufacea a faccia vista, con cornici e riquadri nelle aperture, presenta un pregevole portale di conci di pietra di malta bianca in contrasto con il tufo arenario, che predomina nel prospetto e nell'architettura narese in genere.

Si presenta ad unica navata, modulata da pilastri addossati alle pareti laterali, da cui dipartono le arcate trasversali d'irrigidimento della volta a botte.

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Chiesa di Sant'Antonio Abate

Foto 52 - AltareLa Chiesa, costruita vicino al Duomo con il quale ha condiviso la sorte dell'abbandono e dell'incuria, ha origini molto antiche.

La sua fondazione si fa risalire al tempo, in cui vennero a Naro i Canonici Regolari di San Giorgio in Alga (sec.XVII) (a).

A seguito di una frana, fu restaurata nel 1679. Il bel portale barocco in pietra bianca a faccia vista è del 1706.

Internamente era ad unica navata.

Fu ristrutturata nel 1775 da Mastro Antonio Carletto.

Rovinata nel 1908 per il terremoto, fu chiusa al culto nel 1929. Al suo interno aveva cinque altari e diverse opere d'arte di un certo rilievo, alcune delle quali oggi si possono ammirare in varie chiese.

Recentemente, a seguito di restauro, si è tentato un recupero, che lascia intravedere le suggestive bellezze che possedeva.

In un ambiente, dietro l'altare Maggiore, adibito a camera asciugatoio, in cui erano appesi i cadaveri a scolare, è venuto alla luce un altare magnificamente affrescato, sul davanti, di cui restano però poche tracce (foto 52). Era sede della congregazione dei cavalieri, poi dei contadini, la più antica di tutte le Confraternite.

a) Fra Saverio Cappuccino, op. cit. pag. 351 e ss.

Chiesa di San Paolo

Foto 53 - L'AddolorataNon si conosce con esattezza l'anno della sua fondazione. Si dice edificata, trasformando un magazzino della famiglia Timpanaro, prima del 1685, anno in cui fu elevata a Parrocchia filiale. Nel 1760 stava per crollare e fu risanata con il contributo economico dei Fratelli della Congregazione (di San Paolo), quando furono costruite anche le due cappelle di San Paolo e di San Giuseppe. Nel 1784 dai maestri Giovanni Farruggia, Calogero Viccica e Mario Principato furono ripresi la facciata e la porta maggiore ed innalzato il coro.

Tra il 1803 ed il 1809 fu completata e decorata con stucchi da Tommaso Fasulo (a).

L'impianto è ad aula semplice con piccolo coro d'ingresso e torre campanaria contigua alla facciata principale. La copertura è a botte con archi trasversali originati da paraste laterali.

Di particolare interesse è un'edicola lignea contenente un'urna con Cristo crocifisso morto, di pregiata fattura, tardo-cinquecentesco, di stile manieristico, proveniente, come attesta Fra Saverio, da una chiesa campestre detta a casazza, rovinata nel 700'.

Detto Crocifisso, concesso per contratto stipulato dal priore della Collegiata D. Francesco Costa alla chiesa di San Paolo, con il nome di Lazzaro, in epoca alquanto recente, era solennizzato la Domenica prima di Pasqua, dai Fratelli della Congregazione (contadini), con una singolare processione.

Vi si conserva, altresì, un pregevole dipinto con l'Addolorata (foto 53), di Fra Felice da Sambuca, al secolo Gioacchino Viscosi.

a) Fra Saverio cappuccino, op. cit. pag. 299 e ss.

Chiesa di Gesù Maria e Giuseppe

Foto 54 - ProspettoSi dice che la primitiva Chiesa fu fondata nel 1651 per merito di Don Bartolomeo Barbara, nobile naritano. Quel che è certo che la chiesa è dei primi del Settecento ed apparteneva ai Gesuiti.

Nel 1741 fu restaurata e nel 1774, dopo l'espulsione dei Gesuiti, la chiesa e l'annesso giardino passarono sotto la giurisdizione di Ferdinando IV, re di Napoli e di Sicilia.

Nel 1943 fu distrutta da un bombardamento aereo. Ricostruita nel 1950, si presenta, ora, ad aula semplice, piccola, con altare e qualche statua. Molto interessante il prospetto principale con portale finemente lavorato, completo armonicamente dalla facciata con due belle bifore, con esile colonnine e dalla torre campanaria (foto 54).

Chiesa di Santa Caterina

Foto 55 - InternoÈ il più artistico esempio di architettura d'epoca normanna, un fine gioiello di stile gotico-normanno, a cui gli artisti siciliani seppero dare un'impronta originale ed un gusto da caratterizzare uno stile ed un'epoca.

Nonostante la mancanza di notizie sicure, è opinione diffusa, tra i maggiori studiosi, che essa fu edificata da Matteo Chiaramonte, Conte di Modica e Signore di Naro dal 1366, per volere di Federico III°, detto il Semplice, a seguito della pace di Castrogiovanni, tra la fazione latina (i Chiaramonte, i Ventimiglia, i Rosso, i Lancia e i Palizzi) e l'altra di origine catalana (i Moncada, gli Aragona, i Valguarnera) che si disputavano il dominio dell'Isola. Osservando le strutture interne, si può ipotizzare che la Chiesa fu edificata sui resti di un Tempio musulmano, che fu restaurato, ampliato ed arricchito di ornati.

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Chiesa del Carmelo

Foto 56 - Gruppo della Madonna del CarmeloFu edificata assieme al convento, di cui si mantiene la struttura, trasformata all'interno in abitazione civile, e parte del chiostro, sul sito di un preesistente chiesino, dal titolo di San Pietro, Principe degli Apostoli, sul finire del XV secolo, presumibilmente nel 1478, anno in cui i Carmelitani giunsero a Naro, per opera del MRR Padre Girolamo Guagliardo da Naro, grazie alla concessione del terreno da parte dei giurati di Naro, con atto di concessione datato 9 Novembre 1478, conservato in Municipio, ed alla donazione di 200 scudi fatta dal Re Filippo II, il Cattolico, a ridosso delle mura, la cui posizione è dominante rispetto al territorio vastissimo a sud.

Tale posizione felice garantisce, inoltre, il controllo della campagna sottostante e rappresenta un passaggio obbligato per la presenza della Porta Annunziata e si proietta su un piano di futura espansione fuori le mura, che si attuerà in quella direzione alla fine del XVI secolo.

Il convento, in cui dimoravano trenta religiosi, era detto anche delle giummarre, perché nel giardinetto, all'interno dello stesso, esisteva vicino ad uno specchio d'acqua un piede di palma silvestre, cioè giummarra (a). Fu ristrutturato nel 500', nel 600', nel 1764, (la costruzione del Coro), nel 1772, quando fu demolito l'atrio d'innanzi l'entrata, e nel 1815, quando era Priore P. Alberto Formica, ad opera dei Maestri Giuseppe Alaimo ed Onofrio Miano e del perito intagliatore Mario Principato.

La torre campanaria è stata rifatta nei primi del sec. XIX, mentre l'altare Maggiore fu decorato dal Maestro Stefano Rugiano e stuccato da Francesco Santalucia, come attesta Fra Salvatore.

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Il Calvario

Foto 58Un Calvario fu fatto erigere nel 1619 per volontà di P. Gaspare Paraninfo, della compagnia di Gesù, con il generoso contributo di Don Ottavio Specchi, Cavaliere di Malta, Don Giovanni Tropia e Don Lorenzo Piaggia e di tutto il popolo narese, fuori le mura, nel luogo ove si può ammirare ancora oggi (a).

Ristrutturato varie volte nel corso dei secoli, nel 1925 venne ricostruito per opera del Comm. Giovanni Filì ed, ancora restaurato, dalla di lui moglie, Ignazia Dispinseri nel 1960, quando fece costruire anche la grande Croce in legno e la ringhiera in ferro battuto, opera egregia di Ferdinando Rizzuto, esperto artigiano locale (b).

Il monumentale calvario si presenta oggi come uno dei più completi ed armoniosi nella struttura della diocesi (foto 58).

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Le Catacombe

Foto 59 - IngressoSono disseminate in varie zone vicino l'abitato: in contrada Canale, Coperta, Donnaligara, Rio e Val Paradiso, Fontana di Rose, Muggiarra, formando un complesso catacombale che potrebbe costituire un primo nucleo di parco archeologico.

In seguito ad opere di scavo vennero alla luce dei sepolcri incavati nella roccia, dotati di vasi attribuiti all'età greco-sicula.

Da un esame attento è stato stabilito che le scavature ed i vasi si succedono in una disposizione diacronica. Differendo da sepolcro a sepolcro, infatti, è stato ritenuto che la loro realizzazione era da collocare tra l'età della pietra e la colonizzazione greca attraverso l'età del bronzo e del ferro (a).

Nella contrada Coperta, si possono rintracciare resti di un centro urbano con materiale dal IV al V secolo a.C.

In contrada Paradiso si potrebbe celare, secondo alcuni studiosi, una zona archeologica di grande importanza.

Disseminati sul terreno si possono notare frammenti di ceramica, blocchi di pietra squadrati databile dal IV al II sec. a.C., resti forse di un impianto di età romana imperiale.

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Le mura e le porte urbane

Foto 68 bisNaro,come tutti i comuni del periodo medievale, era chiuso da una cinta di solide mura merlate, la cui costruzione si fa risalire al 1263. Furono rafforzate nel 1482 e delimitavano un'area pressoché romboidale.

Nel suo perimetro erano valide opere di difesa militare, la torre della collegiata (Duomo), la torre di San Secondo, la torre della Fenice (in corrispondenza dell'odierna Via Madonna della Rocca) e la Torretta.

L'unico reperto ben visibile delle mura è la porta Vecchia (foto 68 e 68 bis), che testimonia il sistema costruttivo realizzato in pietra con arco ogivale ed eleganti merlature.

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Palazzo Malfitano e Museo della Grafica

Foto 69 - InternoLe strutture originarie di quest'antico Palazzo Malfitano, dei Signori di Giacchetto, risalgono al secolo XV. Con l'annesso ex ospedale di San Rocco (in seguito chiamato Umberto I) costituisce un vasto quadrilatero ricadente tra la Via Piave (una volta via Mazziotta Lauricella), Malfitano, Lucchesi e Vitt. Emanuele (una volta via Martorelli, delib. C.C. n. 18 dell'11.05.1861), sul quale ricade il prospetto principale.

Esso costituisce un esempio illustre dell'architettura civile della Città di Naro.

Il Palazzo fu donato da Donna Antonia Notarbartolo, marchesa di Malfitano e discendente dei Giacchetti, dopo che i Minori Conventuali elevarono l'attuale chiesa di San Francesco, che toglieva al palazzo la visuale del mare e della vallata, alla città per alloggiarvi delle religiose che dovevano educare le fanciulle d'ogni ceto nella fede ed in ogni genere di lavoro femminile.

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